You are using an outdated browser. For a faster, safer browsing experience, upgrade for free today.

Sostegno Psicologico

Un trattamento di sostegno si differenzia da un trattamento psicoterapico più propriamente detto per:

  • la frequenza delle sedute settimanali, le quali solitamente constano di un incontro settimanale nella terapia di sostegno a fronte di 2 o più incontri settimanali per una psicoterapia espressiva,
  • per il fuoco dell’intervento maggiormente mirato al rafforzamento delle difese psicologiche della persona,
  • per la qualità e tipologia dello stesso trattamento il quale si basa su interventi in seduta, da parte del terapeuta, maggiormente orientati alla supportività.

Il sostegno psicologico in ambito psicoanalitico è un trattamento mirato alla presa in carico globale della persona allo scopo di identificare le cause psicologiche della sofferenza interiore, rafforzare le difese psicologiche puntando sulle abilità, rendere la persona capace di affrontare i vari aspetti e problematiche della vita e migliorare le proprie relazioni interpersonali. Qualora fossero presenti sintomatologie definite (ansia, depressione, fobie, ossessioni), la cura delle stesse è la naturale conseguenza di una migliore riorganizzazione della persona.

Per far ciò un trattamento di sostegno psicologico a matrice psicoanalitica si avvale degli stessi strumenti tecnici propri della psicoterapia psicoanalitica, ovvero l’uso della libera associazione, il transfert psicologico, l’analisi dei sogni e l’interpretazione.

Per condurre un trattamento psicologico a matrice psicoanalitica, è necessaria la sensibilità d’ascolto della psicoanalisi classica e dei suoi sviluppi successivi; per ciò valgono i fondamenti di tecnica, etica e deontologia che persegue ogni psicologo ed in particolare lo psicologo a formazione psicoanalitica.

Domande Frequenti

Sembrerà strano, ma non è facile rispondere a questa domanda. Intanto stiamo parlando di una psicoterapia ad orientamento psicoanalitico, perché ci sono diversi tipi di psicoterapia. Forse bisognerebbe chiedersi perché si sta intraprendendo una psicoterapia e chi lo sta facendo. Si, perché le cose cambiano molto in base al mutare di queste variabili. Le persone non sono tutte uguali, non hanno tutte la stessa età, la stessa personalità o la stessa motivazione, anche se apparentemente sembrano soffrire dello stesso disturbo. Quindi non sovrapponete mai le stesse situazioni perché ciò che è andato bene per una persona può non calzare allo stesso modo per un’altra.

Detto ciò, è buona prassi iniziare con 3-4 incontri di conoscenza ed approfondimento della conoscenza fra paziente e terapeuta. Insieme si deciderà la cadenza delle sedute che è raccomandato siano regolari. Non è possibile stabilire a priori la durata complessiva di un trattamento psicoterapico. Ciò dipenderà anche dagli obbiettivi che si vorranno raggiungere in terapia, se il semplice superamento sintomatico o una vera e propria ricerca introspettiva di sé. Qualunque sia il lavoro che si vorrà intraprendere, sarà sempre possibile concordarlo liberamente e nella massima sincerità con lo psicoterapeuta.

La psicoterapia psicoanalitica è come un abito sartoriale su misura: verrà cucita addosso ad ogni paziente e sarà alla sua misura, se egli gli consentirà di farlo.

Si. E’ uno dei capisaldi della professione: il segreto professionale. Uno psicologo è tenuto al segreto professionale per legge, etica e deontologia. E’ necessario mantenere il segreto professionale perché altrimenti non sarebbe possibile stabilire alcun rapporto fiduciario con il paziente. Nemmeno se si tratta di un minore è possibile rivelare i contenuti di quanto riferito in terapia. Fanno eccezioni solo i casi in cui è a repentaglio la salute fisica o psichica del paziente o si ha ragione fondata di credere che il paziente stia per commettere un atto lesivo verso sé o verso qualcuno, oppure un reato. Diverso è se il paziente ha già commesso un reato; quello ricade nel segreto professionale e non può essere rivelato. Se ad esempio si riceve la telefonata di qualche familiare, pur in buona fede, magari preoccupato, si ha l’obbligo di riferire al paziente che si è stati contattati da tal familiare. Nel caso di un paziente minorenne, possono essere previsti degli incontri con i genitori, ma non si potranno rivelare i contenuti delle sedute con il minore, eccetto quei casi in cui si prospettino gravi pericoli per la vita o per la salute psicofisica del soggetto e/o di terzi.

Chiunque sia disposto a mettere in discussione sé stesso ed il proprio assetto interiore.

Per le sue caratteristiche strutturali di minore intensità e frequenza, si sarebbe portati a pensare che un trattamento di sostegno sia una specie di cenerentola a confronto della psicoterapia dello stesso orientamento teorico o che sia indicata nei casi più “semplici” necessitanti un minore impegno. In effetti così non è. Esistono casi per i quali non è possibile o non è opportuno approfondire il trattamento nel senso di una maggiore enfasi espressiva. Sarà perciò fondamentale valutare insieme al paziente la forma di terapia più idonea. Gli strumenti teorici di questo tipo di trattamento psicologico sono sempre quelli ispirati alla psicoanalisi, quindi la formazione del terapeuta deve essere la medesima. Qualsiasi trattamento a matrice psicoanalitica mira alla presa in carico globale della persona, ma ci sono persone che vogliono occuparsi del loro malessere dal punto di vista della manifestazione acuta di esso. Ecco in quel caso questo non è il loro trattamento. Partendo dal presupposto che l’essere umano è un insieme complesso di molti fattori eterogenei che interagiscono e si influenzano reciprocamente ed in continuazioni, la focalizzazione sul solo sintomo, dà dell’individuo una visione monodimensionale artificiale e fuorviante. Pur tuttavia non è infrequente anche in questo tipo di approccio vedere remissioni sintomatologiche avvenire in qualche mese. Distinguiamo però il benessere dalla remissione sintomatica: il primo si ottiene con una riorganizzazione generale dell’equilibrio psichico della persona e può essere un obiettivo di secondo livello del trattamento psicologico; la seconda è un risultato di primo livello, si ottiene in un tempo più breve perché coincide col superamento di una fase acuta, non è detto che non si ripresenti se non si raggiunge l’obiettivo di secondo livello che è l’equilibrio psichico di cui si è parlato prima.

La risposta è si. Vale sempre il principio per il quale vige la segretezza della psicoterapia e l’assoluta riservatezza dei contenuti dei colloqui psicologici che avvengono senza la presenza dei genitori. Bisogna però precisare che se si è minorenni non si può sostenere un trattamento psicoterapeutico senza il consenso dei genitori, di entrambi i genitori. Infatti è buona norma che, anche se fosse il minore il destinatario delle cure psicoterapiche, vengano fatti i colloqui iniziali con entrambi i genitori i quali sono chiamati a dare il loro consenso informato tramite la sottoscrizione di un documento scritto che specifichi i termini e le modalità della cura psicoterapica. Questo a sottolineare la serietà e la delicatezza del lavoro che si svolge con i pazienti minorenni, oltre la fondamentale importanza della collaborazione della famiglia nella cura dei minori.

Nel linguaggio comune molto spesso questi termini sono interscambiabili e si sovrappongono. Non è un semplice fatto linguistico, anzi, ciò denota la confusione che regna nell’ambito di ciò che è psicologico. Non è infrequente altresì usare termini come “strizzacervelli” per indicare una qualsiasi di queste figure. Eppure stiamo parlando di diversi professionisti e tutti con specifiche diverse per giunta stabilite per legge.

Lo Psicologo.

E’ un professionista della salute mentale con laurea magistrale in Psicologia ed abilitato all’esercizio della professione tramite il superamento di un esame di Stato che può sostenere solo dopo un anno di tirocinio e l’iscrizione all’albo degli Psicologi della Regione di appartenenza. La professione di Psicologo è ordinata dalla Legge 18/02/1989, n. 56, ed è disciplinata dal Codice Deontologico degli Psicologi Italiani. L’articolo 1 definisce gli ambiti e le modalità di intervento: “La professione di psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito”. L’Ordine degli Psicologi Nazionale ha deciso di specificare quali sono gli atti tipici della professione dello Psicologo, ovvero cosa è proprio della professione di Psicologo, proprio per cercare di fare chiarezza. Tali atti tipici sono: Prevenzione, Diagnosi, Abilitazione e Riabilitazione, Sostegno e Consulenza (Counseling). Tutto ciò fa dello Psicologo una figura molto versatile che può applicarsi a svariati campi della salute mentale dell’individuo, della coppia, della famiglia, della comunità, in qualsiasi età di vita ed in qualsiasi aspetto in cui si svolge la vita stessa anche come ruolo, oltre che come condizione.

Lo Psicoterapeuta

Lo psicoterapeuta è di base uno Psicologo abilitato all’esercizio della professione e quindi già iscritto all’albo degli Psicologi della Regione di appartenenza, ma in più ha frequentato una specializzazione universitaria oppure una scuola di specializzazione post lauream accreditata c/o il Ministero della Pubblica Istruzione e dell’Università, della durata minima di 4 anni ed ha conseguito il titolo di Psicoterapeuta dopo un esame finale di profitto. Anche i medici possono iscriversi ad una scuola di specializzazione in Psicoterapia e conseguire il titolo di Psicoterapeuta seguendo lo stesso iter degli Psicologi. Vi sono diversi tipi di scuole di specializzazione in Psicoterapia, in generale tutte richiedono per legge un numero minimo di ore di psicoterapia personale degli specializzandi come atto propedeutico formativo, ma le scuole di specializzazione ad orientamento psicoanalitico fanno dell’analisi personale un punto centrale della formazione dello psicoterapeuta ed elemento fondamentale della forma mentis dei candidati e futuri psicoterapeuti.

Lo Psichiatra

Lo Psichiatra è un medico prima di tutto, iscritto all’albo dei medici ed abilitato all’esercizio della professione medica. Può prescrivere di conseguenza farmaci e compiere tutti gli atti tipici della professione medica. Lo Psichiatra è quindi un medico che ha inoltre conseguito la specializzazione in Psichiatria. Per legge lo Psichiatra può condurre delle psicoterapie, pur non essendo stato formalmente istruito in alcuna tecnica di conduzione. E’ proprio per colmare tale vuoto che diversi Psichiatri decidono di moto proprio di frequentare una scuola di Psicoterapia, qualora volessero cimentarsi nella cura psicologica delle persone affette da psicopatologie. Esiste infatti una differenza fra cura medica e cura psicologica; esse non sono in contraddizione, anzi, accade sempre più spesso che Medici Psichiatri e Psicoterapeuti collaborino lavorando in equipe occupandosi ciascuno dei diversi ambiti della cura del paziente, con risultati senz’altro più proficui in termini di efficacia e di tempi di sviluppo.

Lo psicologo non è un medico quindi non può prescrivere farmaci. Spesso come psicologi e psicoterapeuti ci troviamo ad avere in trattamento persone che fanno uso di farmaci o, più specificatamente, di psicofarmaci. Accade che sia necessario farne uso e che sia indicato, quindi ci troviamo a lavorare di concerto con medici specialisti come neurologi, psichiatri o neuropsichiatri infantili se si dovesse trattare di casi di minori. La collaborazione risulta fruttuosa ed assolutamente benefica per i pazienti, dato che è ormai dimostrato come la combinazione di psicoterapia e terapia farmacologica, una volta considerate in alternativa fra di loro, in realtà si potenziano vicendevolmente assicurando un benessere maggiore, raggiunto in minore tempo, con un’indipendenza più probabile da parte del paziente da entrambe le tipologie di terapia.

Ma bisogna sempre valutare caso per caso. Non è infrequente la prescrizione frettolosa di farmaci a persone molto giovani, le quali potrebbero ancora tentare con la sola psicoterapia o, viceversa, l’evitamento ostinato di psicofarmaci in casi nei quali si permane nella più buia sofferenza solo per paura o pregiudizio. L’affidamento a professionisti seri e preparati può evitare molta sofferenza.

Scrivimi